la cura dell'infanzia e la "pedagogia povera"

Agli inizi del XIX secolo si cominciò ad avere un maggiore interesse per l'infanzia dettato da diverse motivazioni.

Attraverso intellettuali come Rousseau, Pestalozzi e Johann Paul Friedrich Richter si affermarono alcuni motivi tipici del romanticismo come l’dea che l’infanzia fosse un periodo di crescita che dovesse essere trascorso in una dimensione affettiva e da correggere amorevolmente.

Altre motivazioni vengono date dal contesto storico: dopo il 1815 ci fu un aumento della popolazione grazie al lungo periodo di pace dopo le guerre napoleoniche e dall’introduzione del vaccino contro il vaiolo. Questo aumento della popolazione portò però all’aumento di fenomeni come l’accattonaggio e il vagabondaggio infantile, a seguito dell’abbandono dei figli causato dall’estrema povertà delle famiglie.

Inoltre nelle aree più industrializzate comparve un nuovo fenomeno, cioè l’entrata nel mondo del lavoro da parte delle donne, questo le costringeva però a lasciare i figli o sotto la supervisione dei fratelli maggiori, o di donne più anziane o erano abbandonati a sé stessi.

Proprio a causa di questi fenomeni in tutta Europa nacquero molte iniziative educative e esistenziali per l’infanzia (cioè per i bambini dai due hai sei anni) che era vista come un’età da proteggere mediante la moltiplicazione delle scuole infantili. Altre iniziative cominciarono a occuparsi anche della così detta “gioventù povera e abbandonata” costituita da ragazzi non scolarizzati o in un’età successiva alla scolarizzazione elementare ma non alfabetizzati, senza lavoro e a volte anche senza famiglia.

Le prime scuole infantili

Le prime iniziative scolastiche furono avviate in Inghilterra e in Francia.

Nel 1816 il filantropo e industriale Robert Owen apri una piccola classe nella sua fabbrica in Scozia. Lì venivano insegnati i rudimenti del sapere come la storia naturale, la geografia, marce danze e canti. Il suo modello fu poi esportato a Londra.

Le scuole erano fornite di cortili per i giochi e gli esercizi fisici, ai più piccoli veniva insegnato l’alfabeto sotto forma di gioco mentre ai più grandi si davano lezioni di calcolo e scrittura.

Anche in Italia, nei primi anni venti sorsero alcune iniziative a favore dell’infanzia povera.

Ferrante Aporti

Il principale esponente di questo fenomeno in Italia fu Ferrante Aporti, il quale ripose molta fiducia nella formazione precoce dei bambini piccoli. Secondo lui le maggiori difficoltà incontrate nelle classi elementari erano provocate dalla mancanza di una preparazione prescolastica e dalle cattive abitudini acquisite in famiglia o nelle “sale di custodia”.

Così creò la prima anticipazione della scuola elementare destinata ai bambini tra i due e i sei anni la quale mirava allo sviluppo intellettuale, morale e fisico.

Aporti dava inoltre una grande importanza all’insegnamento religioso, poiché posto alla base dell’educazione morale, alla valorizzazione del forte spirito imitativo dei bambini ai quali dovevano essere dati solo esempi virtuosi, ai contenuti dell’apprendimento e all’esercizio fisico sotto forma di gioco.

Friedrich Frobel e i giardini dell’infanzia

la pedagogia di Aporti era comunque troppo legata ad una cutura ottocentesca metre Frobel cominciò a presentare diversi tratti moderni all’interno della sua teoria, infatti il bambino non era più solo da custoridre e alfabetizzare ma gli viene riconosciuto anche il diritto al gioco ed ad apprendere attraverso di esso.

Dopo un periodo trascorso a fianco di Pestallozzi come assistente nel 1817 Frobel apri la sua prima scuola a Keilhau e nel 1840 dette al suo istituto il nome di Kindergarden.

Il gioco fu concepito da Fröbel come il baricentro dell'educazione infantile e sviluppò l'idea dei "doni", ossia di giocatori che avevano il simbolo di far intuire al bambino le leggi del mondo. I doni avevano inoltre una logica sequenziale:

  1.  palla elastica associata a poesie o canti: padroneggiando con la palla il bambino familiarizzava con il proprio corpo;
  2.       .   sfera, cubo e cilindro di legno: dimostrava al bambino l'armonia che governa ciò che appare contrario;
  3.        .  cubo diviso in otto piccoli cubi;
  4.        .  un cubo distribuito in tavolette di spessore e lunghezze diverse

Gli ultimi due doni avevano il compito di fare "vedere dentro" al bambino e di manipolare oggetti grandi e piccoli.



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