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La dimensione politica della società

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Le norme e le leggi Ogni società si basa sulla condivisione di un certo numero di norme più o meno esplicite. Molte norme non hanno bisogno di essere formalizzate in leggi scritte perché non così importanti ma ogni società evoluta tende a formalizzare le norme sociali che ritiene più importanti rendendole vincolanti per tutti i suoi membri, divengono quindi leggi. Formalizzare non significa necessariamente scrivere; una norma si formalizza quando il suo contenuto viene reso esplicito , anche solo verbalmente da un’autorità riconosciuta. Le norme sociali informali sono per natura implicite. Quelle che noi chiamiamo leggi sono norme sociali che sono state formalmente codificate e perciò sono univoche, sicure, uguali per tutti . La formalizzazione delle norme sociali è uno strumento attraverso cui la società cerca di limitare e prevenire la possibilità dei conflitti sociali o comunque regolarli e risolverli. Una delle principali differenze tra norma informale e formale sta nel fatto c

sociologia: verso la globalizzazione

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Le comunità locali Gli attori sociali (l'unità di cui è costituita la società umana) esistono solo se occupano un certo spazio, collocati in un certo luogo, e in un tempo definito. Avere un corpo significa sottostare a determinate leggi che governano tutte le realtà materiali. Lo spazio è la condizione che ci permette di vivere insieme ; è un limite alle nostre azioni e interazioni e può diventare determinante per le possibilità sociali dell’individuo. Inoltre ogni società si inserisce in un corso storico ed è espressione di un periodo storico a cui appartiene, per questo il tempo è un importante fattore sociale . Esistono delle unità elementari di società, dei gruppi di persone che hanno in comune il fatto di appartenere alla stessa unità spaziale e geografica e vengono chiamate comunità locali. Per lo più, le comunità locali sono caratterizzate da legami sociali forti; l’appartenenza alla comunità locale è il più delle volte fonte di identificazione sociale per gli i

Il maestro e il fanciullo

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La nuova concezione di infanzia Nel XX secolo si cominciò a dare una sempre maggiore importanza all’educazione. Già dalla fine dell’Ottocento si registrò un crescente interesse per il mondo dell’infanzia e per i diritti dell’infanzia. Nel 1902 Ellen Key con il suo celebre libro “il secolo dei fanciulli” poneva l’infanzia al centro della vita pubblica e privata con la convinzione che solo in questo modo si potesse rendere migliore l’umanità. Fin da subito il libro divenne il testo di riferimento della nuova pedagogia a livello mondiale. Il Novecento è senza dubbio stato il periodo in cui i bambini sono stati più studiati e curati; fu infatti il secolo della pediatria e della puericultura oltre al secolo della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Proprio in questo periodo si moltiplicarono le scuole che non vennero concepite solo come locali occasionalmente adattati all’insegnamento ma come luoghi in funzione dell’infanzia. Il sistema scolastico aperto anche ai ceti sociali pop

la comunicazione

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 A differenza del passato, oggi essere cittadini significa di poter godere anche del diritto di poter condurre in ogni momento una vita dignitosa. Lo stato infatti riconosce il diritto ad un livello minimo di benessere solo per il semplice fatto di essere cittadini, indipendentemente da ciò che si è fatto nella vita, da ciò che si possiede, o da ciò che si è.  I diritti garantiti dallo stato vengono chiamati diritti di cittadinanza.  L’idea moderna di cittadinanza nasce in Inghilterra nel XVIII secolo quando ai cittadini vengono riconosciuti i diritti cosiddetti civili relativi alla libertà individuale come la libertà di parola, di pensiero, religiosa, di stampa ecc. Successivamente tra il XIX e il XX secolo vengono inclusi i diritti politici come il diritto al voto, di eleggibilità, di partecipazione al potere politico.  Questo insieme di diritti consiste nei così detti diritti sociali.  Lo stato di benessere  L’insieme di tutti gli interventi pubblici attraverso cui lo stato mira ad

sociologia: Welfare State e il terzo settore

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  Origini ed evoluzione dello Stato sociale A differenza del passato, oggi essere cittadini significa di poter godere anche del diritto di poter condurre in ogni momento una vita dignitosa. Lo stato infatti riconosce il diritto ad un livello minimo di benessere solo per il semplice fatto di essere cittadini, indipendentemente da ciò che si è fatto nella vita, da ciò che si possiede, o da ciò che si è. I diritti garantiti dallo stato vengono chiamati diritti di cittadinanza. L’idea moderna di cittadinanza nasce in Inghilterra nel XVIII secolo quando ai cittadini vengono riconosciuti i diritti cosiddetti civili relativi alla libertà individuale come la libertà di parola, di pensiero, religiosa, di stampa ecc. Successivamente tra il XIX e il XX secolo vengono inclusi i diritti politici come il diritto al voto, di eleggibilità, di partecipazione al potere politico. Questo insieme di diritti consiste nei così detti diritti sociali. Lo stato di benessere L’insieme di tutti gli

Testi a scelta

Conoscere la legge della vita Herbert Spencer Nel testo il filosofo inglese esprime le sue idee contro il banale utilitarismo della scuola, incentrata solo su una conoscenza immediata e utile. Secondo Spencer una conoscenza più ampia è più importante di qualunque altra conoscenza e che le leggi della vita non determinano solo i processi mentali e corporei ma indirettamente anche le operazioni commerciali, politiche, morali e le azioni di tutti i giorni. Trovo questa idea molto attuale, poiché anche oggi, in una società molto più avanti rispetto a quella in cui scrive Spencer, la società punta a formare le nuove generazioni senza senso critico ma limitandosi a trasmettere informazioni. Credo che una visione più ampia e la capacità di creare collegamenti porti l’individuo ad una visione critica della realtà. 1.      Quale critica rivolge Spencer alla pedagogia di stampo utilitaristico? c. cerca di soddisfare solo i bisogni immediati dell’esistenza 2.      Secondo Spencer ne

La pedagogia positivista in Italia

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Gli esiti dell’affermarsi della cultura positivistica La cultura positivista arrivo molto più tardi in Italia rispetto agli altri stati come Francia, Inghilterra e Germania. Furono principalmente due fattori a rallentare il positivismo nella penisola: da un lato la mancanza dello sviluppo industriale , che in altri stati era stato, invece, un fattore scatenante; dall’altro, il prevalere di un positivismo dogmatico incentrato su una visione totalitaria e scientista (uso della scienza anche nello studio dell’attività spirituale umana) della razionalità positiva con la riduzione dell’uomo a puro e semplice fenomeno della natura, una concezione che contrastava la tradizione religiosa vastamente condivisa dai ceti popolari. Nonostante ciò anche in Italia la stagione politeistica riuscì nell’intento di modernizzazione dello Stato unitario , di allineamento culturale con gli altri stati europei, di aggiornamento della cultura e di innovazione nei più diversi campi del sapere. Le teo